PRESENTAZIONE

Zit! È uno spettacolo comico che nasce come studio sulla comunicazione, in bilico tra realtà e surrealtà, tra piccoli momenti di quotidiana follia ed esistenziali speculazioni sul linguaggio.

I personaggi, Zitta e Dici, aspettano – beckettianamente – che ci sia qualcosa da dire, nella consolatoria illusione che le parole servano ancora a dare senso al mondo.

La seconda edizione di Zit! cerca di superare il rapporto vittima-carnefice della prima edizione e il conflitto che ne scaturisce andando oltre il semplice ribaltamento di situazione. E così “la vendetta” non significa semplicemente un cambio di ruolo, ma è il ribaltamento dei ruoli stessi e la ricerca di una profondità maggiore che spesso sfocia addirittura nella ricerca di una trascendenza.

La primordiale ed esistenziale impossibilità di dire che in questa versione cerca di scandagliare gli abissi del DIRE e del NON DIRE, continua a generare un ricchissimo dialogo di suoni, gesti, automatismi, ecolalie, ritmi, parole-suono che esprime la relazione e i mondi che da essa si aprono.

Se nella prima edizione il cuore dello spettacolo era incentrato sull’impossibilità di dire qualcosa di intelligente, questa seconda edizione esplora la difficoltà di ascoltare il silenzio.

In tutto ciò, Zit 2.0 resta uno spettacolo squisitamente comico, in cui si intrecciano il teatro clown, la comicità di situazione, rimandi alle comiche del film muto, Stanlio e Ollio, Totò e Peppino, Troisi e Dario Fo. E come accade a questo tipo di comicità, lo spettacolo può essere letto su più livelli e di conseguenza apprezzato anche da un bambino o da chi vuole farsi semplicemente quattro risate!

PDF Presentazione

SCHEDA TECNICA
Spettacolo agile ed essenziale: scenografia composta da due poltroncine di vimini e quattro lavagnette. Unica avvertenza: in assenza di palco, le poltroncine vanno rialzate rispetto al pubblico con una pedana minima di 2x1mt alta 20/40 cm.

PDF Scheda Tecnica

SALA STAMPA
zit 2.0 locandina

Comunicato Stampa

PRESS

RECENSIONE DI ALESSANDRO PAESANO – teatro.it

Zit 2.0: il dono di un teatro di testa e di pancia

Chiara Casarico e Tiziana Scrocca tramite due personaggi senza nome, detti Dice e Zitta, appellativi mutuati dal tormentone tra dire e tacere che le vede competere e lottare,  approntano uno spettacolo dalla comicità dirompente che allude a un sottotesto tutto da scoprire e ragionare.

Se nel precedente Zit, di cui questo Zit 2.0 la vendetta è elegante proseguo, le stesse protagoniste si muovevano entro coordinate sociali e di classe ben identificabili, con tutto l’indotto di vicinato, competizione femminina, solitudine e solidarietà,  stavolta l’orizzonte si fa astratto e vuoto e la parola, protagonista della prima pièce, lascia il posto al silenzio (sua la vendetta del titolo).

Un silenzio espresso a cominciare dalla difficoltà non tanto di ottenerlo, ma di tenerlo; il silenzio infatti scappa sopraffatto dai rumori di una vita che, per attestare la sua esistenza, non abbisogna necessariamente della parola ma sa farsi sentire anche tramite il rumore di una presenza, come quella della natura, nel finale, quando, uscite dalla stanza in cui vivono, Dice e Zitta si muovono nel mondo, libere e in contatto con il creato.

Il confronto – scontro che le vede affermare la necessità teorica del silenzio  ma, al contempo, l’urgenza incontenibile di una presenza sonora,  dove la parola è ridotta alle sue sotto catene foniche, fatte di sillabe e dell’intenzione di un dire che non si conclude mai,  sostiene un meccanismo comico apparentemente estemporaneo, e invece misuratissimo e calibrato con raro acume, nel quale l’effetto comico non è mai fine a se stesso ma si fa commento, ora ironico ora elegiaco, di una profonda considerazione sull’umana esistenza.

Il silenzio viene così esposto e dispiegato in tutte le sue declinazioni, da quello di stupore a quello di mestizia, dal silenzio di necessità a quello di protesta, dal silenzio di prevaricazione a quello di chi subisce, in un discorso continuo con il pubblico, che diventa il terzo personaggio della pièce, come quando Dice e Zitta pretendono un silenzio assoluto in sala e sgridano chi ride o tossisce.

Nato da una ricerca fatta sulla scena con continue improvvisazioni, che poi sono state fissate in un copione-canovaccio, quello di Tiziana Scrocca e Chiara Casarico è un grandissimo esempio di teatro anticrociano dove la scrittura non prevale sulla recitazione e la messinscena che ri-nascono ad ogni replica, sul palco.
Il copione canovaccio indica infatti l’intenzione mai la singola espressione che dipende dall’energia e dalla recettività con cui le due attrici autrici interagiscono col pubblico.

Scrocca e Casarico si regalano con grandissima generosità al mestiere dell’attrice che sanno fare con una grazia e una bravura che sono un dono raro.

Un dono che Tiziana e Chiara condividono con il pubblico, che a ogni replica ride con la pancia e riflette con la testa.

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